Il Sogno di Shakespeare visto dai giovani

Classico del teatro shakespeariano rappresentato in tutto il mondo da più di 400 anni, con innumerevoli rivisitazioni e chiavi di lettura, Un sogno di una notte di mezza estate è arrivato al Teatro Sociale di Como nell’adattamento di Dario Del Corno per la regia di Elio De Capitani, che ha curato anche la messa in scena alternata di A midsummer night’s dream, l’opera lirica che Binjamin Britten trasse dalla commedia del Grande Bardo. Questo spettacolo è un fiore all’occhiello del Teatro dell’Elfo ed è stato visto da numerosi studenti di Como. Ecco le loro reazioni raccolte per BiBazz dalla professoressa Laura Bianchi.
Nello spettacolo Sogno d’una notte di mezza estate, messo in scena sabato al Sociale per regia di Elio De Capitani, reale e fantastico si mescolano, vedendo come protagonisti esseri umani, fate e folletti, le cui storie si intrecciano e si influenzano reciprocamente. Tutta la vicenda ruota intorno ad amori non corrisposti, liti, prove di teatro, incantesimi ed equivoci che, infine, portano uomini e fate a vedere realizzati i propri sogni e desideri. La Compagnia dell’Elfo ha messo in scena la commedia in modo eccellente, riuscendo a conferirle anche un tocco di attualità, mediante l’inserimento di caratteristiche della nostra società, come la parlata bergamasca nel personaggio dell’artigiano Bottom, per sottolinearne la rudezza e semplicità, e il continuo ricorso a doppi sensi. Scenografia essenziale, utilizzo delle luci appropriato e mai eccessivo, scelta corretta della musica, hanno contribuito a valorizzare la magistrale interpretazione degli attori, inserendo l’intera prestazione in uno scenario onirico e insieme realistico. Sogno di una notte di mezza estate, mettendo in relazione il mondo reale e quello fantastico, quello in cui dovrebbe dominare la ragione con quello sotto l’egida della magia, rappresenta in modo ironico e surreale dinamiche che possono verificarsi nel corso della vita, ponendo un accento sui sentimenti di coloro che in queste vicende si trovano coinvolti.
Giuliana Tomaciello
È il 22 ottobre, un sabato sera. Frotte di spettatori, tra cui si distinguono anche diversi studenti, si affollano davanti al Teatro Sociale. Sono tutti accorsi per assistere e partecipare a Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, tradotto in italiano da Dario Del Corno. Il brusio in platea e nelle gallerie è forte, ma si interrompe subito non appena si spengono le luci ed entrano in scena gli attori: il nobile duca Teseo, lo sprezzante Demetrio, la gelosa Elena, l’avvenente Ermia, l’intrepido Lisandro, il somaro Bottom, la regina delle fate… I vari personaggi si susseguono rapidamente sul palco, così da intrecciare tra loro le proprie vicende e creare un’unica trama, coinvolgente e non priva di magia. Accompagnata dalle risate del pubblico, la rappresentazione, talvolta comica, costituisce una perfetta fusione tra sogno e realtà, al punto da confondere inscindibilmente queste due dimensioni tanto nella mente degli spettatori quanto in quella dei protagonisti.
Ilaria Venturo
Sogno di una notte di mezza estate, tenutosi al Teatro Sociale di Como, ha coinvolto tutti noi spettatori, narrando di vari intrecci d’amore, ma anche ricco di comicità. È parso un vero e proprio sogno, in cui il pubblico si è immerso soprattutto grazie alla bravura degli attori e alle musiche fiabesche. Tutti si sono divertiti, soprattutto durante le scene comiche del personaggio di Nick Bottom, con il suo accento bergamasco.
Claudia Lazari
Completamente immersi nell’atmosfera di un sogno. Una rappresentazione adatta al peso e all’importanza di questa commedia shakespeariana, Sogno di una notte di mezza estate. Le scenografie semplici, soprattutto attraverso l’uso delle luci e della musica, hanno permesso un’ambientazione adeguata al contesto e alle scene. Il tentativo di Shakespeare di realizzare una commedia ironica e satiririca verso le sue produzioni come Amleto, è stato perfettamente interpretato e sottolineato dal carattere dei personaggi, nella loro pazzia amorosa, e attraverso l’uso di diversi dialetti, come il bergamasco o il napoletano. Il risultato si è persino rivelato migliore rispetto al film di Hoffman.
Sofia Bellia
(Foto di Alice Pini)